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Anche quest’anno il nostro tour, purtroppo con qualche defezione importante, prende il via. Siamo in sei, motivati e decisi a portare a compimento il nostro viaggio che prevede come destinazione i valichi alpini occidentali con tutte le bellezze che fanno loro da cornice. Tre BMW, una Moto Guzzi, una Honda ed una HD a dimostrazione della natura multietnica del nostro Club.

Solito entusiasmo, solita emozione, solita voglia di andare; grande, grande passione per il muoversi su due ruote a motore, e fascino aggiuntivo  per chi guida moto d’epoca.

 

Sabato 26 maggio prima tappa di trasferimento verso nord, evitate come la peste le autostrade e le litoranee piene di traffico e autovelox, non ci resta che adottare la super collaudata SS N°2 Cassia, con sosta, come lo scorso anno, a SAMMOMME’ sull’Abetone, Appennino Tosco Emiliano, dopo Km 348 (ottima cena). Il secondo giorno, domenica 27 maggio, seconda tappa di trasferimento; lunga e faticosa: abbiamo a che fare con la “bassa” pianura padana, monotona, piatta e sudata, farcita di infinite e incomprensibili “rotonde”. Sono i luoghi di Don Camillo e Peppone, ma loro non andavano in moto !! Dopo interminabili Km 294, siamo finalmente sul lago di Garda dove pernottiamo a ROE’ e da dove inizierà la parte più bella del nostro tour.

 

 

 

Lunedi 28 maggio, giunge finalmente il primo vero passo alpino: è il famoso Croce Domini (m 1892) che abbiamo espugnato in onore di un amico rimasto a casa, valico delle Alpi centrali situato in provincia di Brescia nel Parco dell'Adamello. Ora possiamo fare finalmente quello che ci piace di più: interpretare, ognuno a suo modo, l’ascesa verso il valico alternando ora una guida rilassata per poter osservare meglio il paesaggio che ci circonda, ora una guida più brillante per riprendere il feeling con la nostra motocicletta impegnata con noi su tornanti spesso ostici (vedi quello in salita a destra) cambiate in successione e pieghe generose.  E’ d’obbligo una sosta nei punti più evocativi. Siamo galvanizzati ossigenati e felici. A seguire affrontiamo, in senso contrario rispetto al tour dell’anno scorso, il Passo Gavia (m 2621) sulle Alpi Retiche, che mette in comunicazione la valle del Gavia (Valfurva) con la Val Camonica. Meravigliosa vista sull’Adamello e poi di seguito attraverso Edolo, fino ad arrivare in serata a TIRANO dopo altri Km 218.

 

 

Perché proprio a Tirano? Perche Tirano è situata a circa 2 km dal confine con la Svizzera, e si trova  all'intersezione tra la Strada Statale n. 38 dello Stelvio e la strada che porta al Passo del Bernina e quindi in Engadina. Vi è inoltre ubicata la stazione ferroviaria della linea Tirano-Saint Moritz delle mitiche Ferrovie Retiche. Proprio da qui parte il famoso “trenino rosso del Bernina”, patrimonio mondiale dell’UNESCO, trasversale ferroviaria più alta d’Europa (m 2253) che fa vivere emozioni per Km 122, bellezze naturalistiche a profusione attraverso 55 gallerie e 196 ponti!

 

 

E così la mattina di martedi 29 maggio, lasciate in garage, un po’ a malincuore, le  nostre motociclette, saliamo sullo smagliante trenino rosso con destinazione  St. Moritz, ma non per conoscere la “blasonata stazione turistica elvetica”, della quale faremmo tutti volentieri a meno, ma per godere di 2 ore e mezza di paesaggi suggestivi su una ferrovia di montagna che supera agevolmente, senza l’ausilio di cremagliere, pendenze fino al 7 %.

Degni di nota il viadotto circolare di Brusio, le gallerie elicoidali fra Bergün e Preda, l'Ospizio Bernina, l'Alp Grüm, il Lago Bianco e il ghiacciaio del Morteratsch. Le nostre aspettative non sono state deluse, veramente una esperienza da fare e consigliare a tutti.

Tornati a Tirano, dopo complessive 5 ore di treno, cominciamo a sentirci vecchi pendolari, anche se di lusso, visto che il biglietto AR ci è costato € 50,00. Siamo inquieti e, desiderosi di deambulare su due ruote, inforchiamo le moto ed affrontiamo il Passo del Bernina a modo nostro.

Dopo pochi chilometri però il tempo cambia rapidamente, la temperatura scende a 5 gradi centigradi e comincia a piovere; la visibilità è molto ridotta.

A maggioranza relativa decidiamo di desistere dall’impresa ed il Bernina  l’ha avuta vinta; ma la soddisfazione non è da meno perchè l’asfalto bagnato  regala ancora più adrenalina nella discesa a valle. Pernottiamo di nuovo a TIRANO, oggi solo km 82 per le nostre motociclette, ma ci rifaremo domani!

 

 

 

Il nostro quinto giorno, mercoledì 30 maggio, sole splendido, abbiamo un conto in sospeso con il Passo del Bernina che viene subito liquidato. Molto bello anche e soprattutto in moto!!. Proseguiamo in territorio elvetico,  superiamo frettolosamente l’asettica e per noi inospitale Saint Moritz (un caffè € 3,40) e raggiungiamo il Passo Maloja (m 1815) che mette in comunicazione la Valchiavenna con l'Engadina, sempre in territorio svizzero; purtroppo, data la  morfologia della zona e la nostra direzione di provenienza, abbiamo raggiunto il passo senza affrontare alcuna salita di avvicinamento e ce lo siamo ritrovato improvvisamente al di sotto di noi, potendolo percorrere soltanto in discesa. Peccato, sarà per un’altra volta.

Attraverso la Valle Engadina torniamo in Italia a Chiavenna; costeggiamo il lago di Como, un pensiero a San Carlo Guzzi da Mandello del Lario ed in serata, dopo Km 259, gli ultimi dei quali in balia di due tanto perfidi quanto inutili “navigatori satellitari” siamo a CORGENO nei pressi del predetto lago, dove c'è l'albergo dove sono state prenotate le stanze. A sorpresa ci ritroviamo a passare la notte in un motel “particolare” (con tanto di doccia “a vista” sulla camera da letto munita di grandi cristalli e specchi, e parcheggio strategico per chi non  vuole apparire. Eh, bei tempi passati !!

 

 

E’ giovedi 31 maggio, è il nostro sesto giorno ed abbiamo già all’attivo più di Km 1200. Raggiungiamo il lago Maggiore, lo costeggiamo, superiamo Sesto, Arona, Stresa e poi ci inerpichiamo di nuovo verso le Alpi attraversando la Valle Anzasca. Siamo a Macugnaga, ai piedi del gigante Monte Rosa di ben m 4634; poichè la valle è cieca, torniamo sui nostri passi e dopo aver superato Domodossola, percorriamo la SS 631 della Valle Cannobina, attraversata dal torrente Cannobino, che forma gole profonde, cascate e spettacolari scorci. Data la limitata ampiezza della carreggiata stradale, e la presenza di curve a raggio strettissimo, è poco frequentata dai motociclisti in genere e smanettoni in particolare. In serata siamo a VERBANIA, sul lago Maggiore, e per oggi sono Km 206. Se passate di là cenate all’Osteria Sassin; il simpatico gestore romagnolo ci ha tentato oltremodo con i suoi piattiforti, e ci ha fatto compagnia a tavola con le sue storie.

 

 

Venerdi 1 giugno, siamo in viaggio verso le montagne del biellese ed il lago d’Orta, percorrendo la  “panoramica Zegna” stupenda strada fatta realizzare dall’industriale tessile Ermenegildo Zegna, sulle colline denominate “oasi dei rododendri”, dominate dal colore rosa di molteplici sfumature, delle piante di origine himalaiana, in piena fioritura.

Per i più mistici, tappa al grande Santuario di Oropa (m 1210 ), e poi in Val d’Aosta su su fino a Gressoney di nuovo in vista del massiccio del Monte Rosa, stavolta sul versante opposto, sempre maestoso e qui realmente un po’ rosa.

E’ vero andiamo un po’ di corsa ma le distanze da coprire sono notevoli e quindi raggiungiamo  St. Vincent dove pernottiamo dopo aver macinato Km 282 con grande soddisfazione.

 

Oggi è sabato, è il 2 giugno, festa della Repubblica, nostra ottava tappa, molto accattivante perché abbiamo in programma la scalata di un passo importante, molto conosciuto ed apprezzato. Saltiamo Cervinia, raggiungiamo e superiamo Aosta e giunti a Courmayeur siamo in vista della Montagna per eccellenza: sua Maestà il Monte Bianco con i suoi m 4807. Da osservare con meraviglia ed umiltà. Ora ci dirigiamo verso La Thuile (m 1441), nostra meta il Colle del Piccolo San Bernardo (2188 mt). La neve domina ancora l’altipiano e una giornata di sole fantastico valorizza ancor più i paesaggi che si ammirano di quassù; grandiosa anche la vista del massiccio del Monte Bianco.

 

 

I passi alpini attraggono inesorabilmente i motociclisti che dividono la strada e le emozioni con i ciclisti, esseri superiori che sprezzanti della fatica e delle condizioni climatiche spesso avverse, scalano la montagna con i loro mezzi  “a pedali”.

A loro vanno tutta la nostra stima ed ammirazione e incrociandoli abbiamo imparato a salutarli. Siamo in Francia, in Val d’Isere, puntiamo sul  Col de l’Iseran (m 2770) il valico asfaltato più alto d’Europa, che fa parte della Route des Grandes Alpes. Un cartello lapidario ci avverte: “Route barree a 2 Km”. Noi, novelli San Tommaso, non gli diamo retta e continuiamo indifferenti. Purtroppo, a poche centinaia di metri dal valico abbiamo trovato la sede stradale ancora occupata dagli spalaneve che operavano in quota e non avevano ancora liberato l’ultimo tratto di strada con neve alta due metri.

 

 

Peccato, foto di rito, marcia indietro e proseguiamo in Francia verso Briancon, con l’intento di scalare qualche altro colle della route de Grandes Alpes. Le previsioni meteorologiche non sono buone, anzi pessime e dobbiamo trovare un albergo disposto a d ospitarci. Nonostante varie vicissitudini raggiungiamo finalmente il Col du Telegraphe (m 1566) dove troviamo una simpatica baita gestita da tre francesi gentilissimi, che ci ospita per la notte. Dopo Km 351, la tappa più lunga del nostro tour, parcheggiamo le moto sotto una tenda ed entriamo in albergo, giusto in tempo ripararci dal nubifragio in arrivo.

 

 

Domenica 3 giugno, il tempo è bello, improvvisamente con stupore, neanche non avessimo contato i giorni, ci rendiamo conto che il nostro tour sta giungendo al termine. Partiamo perplessi e per consolarci ci dirigiamo verso lo storico Col d’Izoard, (m 2360) scollinamento attraverso il tunnel, famosissimo per le mitiche ascensioni del Tour de France. Dulcis in fundo, lo stupendo colle dell’Agnello (m 2748) che ci riporta in Patria. Ha una pendenza media del 10% con punte del 14%; è il terzo valico più alto d'Europa dopo il Col de l'Iseran e il Passo dello Stelvio. Veramente niente male.

 

 

A questo punto, con questi numeri, sembrano necessarie alcune considerazioni fin qui evitate. Spesso ci si interroga sul perché l’uomo, il motociclista nella fattispecie, si cimenti in simili imprese …. “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Scusate se si tira in ballo l’inferno dantesco ma lo troviamo molto esaltante e calzante. Perché chi si sottopone a tour de force spesso molto faticosi, è alla ricerca di sensazioni uniche, riservate a chi possiede sensibilità al bello, al grande, al maestoso, all’unico.

Lo sguardo che spazia su vallate, l’aria frizzante, il sole, il freddo, la pioggia tutto contribuisce a  costruire sensazioni. Passione docet, e pertanto ci facciamo 8 – 10 ore di manubrio al giorno per 10 giorni, e perfino ci dispiace quando finisce. E’ vero, foto, racconti, filmati possono e potranno solo ricordare vagamente l’accaduto ma mai ricreare le sensazioni

 

 

Torniamo a noi, al nostro tour alla fine. Attraversato il Cuneese, il Col di Tenda  (m 1908) ci riporta in Francia  per l’ennesima scalata e l’ultimo pieno di verde ad € 1,50 al litro (abbasso le accise italiane !!)

E poi sempre verso sud, verso il mare, verso Mentone dove arriviamo provati, forgiati (stravolti) dopo altri Km 320  on the road!!

Lunedì 4 giugno. Siamo lontanissimi da casa ma qualcuno lancia l’idea di raggiungere il Principato di Monaco, per vedere le tribune ed il tracciato dell’ultimo Gran Premio di F1 corso da pochi giorni; inutile dire che lo assecondiamo come tutte le idee malsane che ci frullano per la testa.

E da qui inizia il ritorno che cerchiamo di variegare facendo la SS 1 Aurelia  spesso monotona e talvolta bagnata. Lungo la strada del rientro, superata la riviera ligure, Genova e la Spezia, proprio alle spalle delle Cinque Terre, incontriamo un passo, un valico di ben …. m 651. E’ il passo del Bracco che ci fa tornare indietro nel tempo, quando lo scalammo per la prima volta, poco più che adolescenti, in sella ad una  Vespa.  Martedì 5 giugno, pranzo ad Ansedonia ed arrivo a Roma (322).

Il contachilometri segna in totale Km 3022.

Siamo stati bravi, attenti e fortunati; niente incidenti, niente ripensamenti, niente rimpianti.

Non riusciremo mai a convincere qualcuno, nè intendiamo farlo, della bellezza e singolarità della nostra passione; ma nessun altro, per contro, riuscirà mai a dissuaderci dal praticarla ancora.

Un saluto dal MC Vecchia Roma