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Il Moto Club Vecchia Roma ha partecipato al Raid 1000 curve che si è svolto in Sardegna
sabato 14 e domenica 15 novembre 2015.   clicca qui per il Video

 

Dopo un lungo inverno di attesa, finalmente è arrivato giovedì 12 giugno 2014, giorno della nostra partenza e siamo smaniosi di iniziare la nostra impresa.

Quest’anno il programma è ancora più ambizioso ed esaltante del solito: ci aspetta la mitica “Route des Grandes Alpes”, un itinerario stradale lungo 684 km che attraversa le Alpi francesi da nord a sud, scalando ben  16 valichi, di cui 6 a più di m 2.000 di altezza.

Inoltre abbiamo pensato di arricchire il nostro programma con le altrettanto mitiche “Gole del Verdon”, canyon con profondità che arriva fino m 700 e larghezza fino a m 1500, superato per dimensioni soltanto al Gran Canyon americano.

La Route des Grandes Alpes  parte da  Thonon-les-Bains ed arriva a Mentone; in altre occasioni, in concomitanza di precedenti viaggi, abbiamo scalato alcuni dei leggendari colli (così li chiamano in Francia), ma quest’anno il ruolino di marcia prevede di percorrere tutta la famosa Route e scalare in successione nord-sud,  tutti i 16 valichi alpini.

Alla partenza siamo in sette, e queste sono le nostre motociclette, cinque vecchie glorie e due new entry, a dimostrazione di grande varietà e multi etnicità del nostro Moto Club Vecchia Roma:

 

Moto Guzzi 850 T3 del 1976

Moto Guzzi California EV del  2005

Honda CB 750 del 1972

BMW K 75 del 1993

Kawa KLE 500 del 1993

BMW R80 G/S del 1984

BMW R 1200 GS del 2010

 

Purtroppo, per noi che partiamo da Roma, la Francia è lontana e pertanto ci aspettano oltre Km 750 che copriamo in due tappe di avvicinamento.

Volendo percorrere la Route da nord a sud, puntiamo subito su Saint Vincent dove pernottiamo.

Il giorno successivo, 14 giugno, attraverso il passo del Gran San Bernardo, giungiamo in Svizzera, quindi Martigny, lago di Ginevra ed entriamo in Francia; ecco finalmente Thonon-les-Bains, inizio della grande Route !

Finalmente scaliamo il primo simpatico “Col de la Colombiere”  altezza m 1613. Pernottiamo ad Annecy.

Molti di questi colli sono palcoscenico ideale del Tour de France che dal lontano 1911 ripercorre i mitici itinerari. E’ il caso del bel “Col des Aravis”, quota m 1498, che incontriamo domenica 15 giugno.

 

 

Qualche anno prima di noi, nel 1937, un certo Gino Bartali, si presentò primo su questo colle e, dopo altri 11 anni,  nel 1948, a 34 anni di età, risulterà ancora primo e vincitore del suo secondo Tour de France.

 

 

Ma torniamo a noi, oggi è un gran giorno, ci aspettano altre emozioni ed altri colli; eccoci sul “Col de Saisies” m 1650, il “Cormet de Roselend” m 1968, aria frizzante e molta neve a bordo strada.

Alle 17,30 finalmente raggiungiamo un altro mito: il “Col de l’Iseran” m 2770 anch’esso ammantato di neve; stupendo l’avvicinamento, ben disegnati i suoi tornanti, emozionante lo scollinamento.

Oggi abbiamo percorso Km 190 ma densi di emozioni e soddisfazione; pernottiamo a St Michel de Maurienne.

 

 

Lunedì 16 giugno ci attendono due passi mitici: il “Col du Galibier” m 2642 ed il “Col d’Izoard”  m 2360. Le emozioni si accavallano, non facciamo in tempo ad assimilare una scalata che già se ne presenta una nuova. In successione ecco il “Col du Lautaret” m 2058 e il “Col de Vars” m 2108; salendo in quota ci attende una fredda pioggerella ma, quel che è peggio, una fitta nebbia avvolge tutto il colle.

 

 

La visibilità e molto scarsa, forse una decina di metri, la strada è bagnata, stretta, sconnessa, in pendenza e senza protezioni a valle. Che altro vuoi di più? Solo che finisca presto, ed infatti scendendo con cautela, le cose migliorano, torna la visibilità e ci godiamo il prossimo “Col du Telegraph” m 1566. Sappiamo che le foto e i filmati non renderanno mai giustizia, rispetto alle emozioni del momento, ed è per questo che le vogliamo assimilare profondamente: spesso ci fermiamo a bordo strada, magari da soli, a respirare a pieni polmoni l’aria frizzante, e spaziare con lo sguardo intorno a noi. Stanchi felici ed appagati ci aspetta soltanto la sosta notturna a Barcellonette.

 

 

Anche oggi, martedi 17, grandi emozioni: ci attende uno dei più alti colli dell’intera route: è il blasonato “Col de la Bonnette” con i suoi m 2715; man mano che si sale l’aria si fa più fina e la temperatura scende fino a – 2 gradi; una stupenda neve gelata ci accoglie in vetta. Da qui parte la “Route de la Bonette” che arriva a quota m 2802 e conquista il primato di strada più alta d’Europa.

 

Scendiamo a valle rapidamente e ci attendono, sotto la pioggia battente, le famose “Gorges du Cians”; gole di roccia color  rosso sangue, modellate dai fiumi Ciars e Var nel corso dei millenni. Le percorriamo a piedi  in quanto la strada è sbarrata da numerose frane. Zuppi fino al midollo ci asciughiamo e passiamo la notte al “Moulin de la Salaou” a Castellane.

 

 

Mercoledì 18 giugno; eh si, ormai mancano soltanto loro: Le Gole del Verdon. Nel loro splendore, ci attendono al varco, sotto scrosci d’acqua violenti ed improvvisi; ma per fortuna molte sono le tregue assolate che il tempo ci concede, consentendoci così di asciugarci rapidamente e di apprezzare al meglio queste lussureggianti formazioni naturali. Il Fiume Verdon, nel corso delle ere geologiche, ha eroso profondamente i sedimenti calcarei componenti le rocce per un tratto lungo circa Km 25; ha così realizzato il canyon più profondo e lussureggiante d’Europa. Le dimensioni delle gole sono ragguardevoli arrivando ad un massimo di m 1500 di larghezza e oltre m 700 di profondità.

 

 

Numerosi “belvedere” sono realizzati tutti intorno alla regione delle Gole del Verdon per meglio apprezzarne gli scorci mozza fiato. Tra l’altro le pareti del Verdon offrono anche il sito di arrampicata  più importante di Francia.

 

Ultimo giorno in Francia, dopo la sosta notturna a VALBERG ci aspetta l’ultimo valico della Route de Grandes Alpes, il Col de Turini m 1607 ed il ritorno in Italia a Limone Piemonte, attraverso il Col di Tenda. Il versante francese del valico è ancora in terra battuta ed è stato sostituito da una galleria a senso unico alternato, lunga m 3182 che percorriamo anche noi. Giunti a Limone Piemonte però, su indicazione di un moto endurista di passaggio, scarichiamo le moto e raggiungiamo il valico a m 1871.

 

 

Ci regaliamo così l’ultimo grande colle, una splendida vista sul versante francese del Col di Tenda, e la visita ai fortini francesi dell’ultima guerra in abbandono. Per finire la giornata un po’ di fuori strada e la vista della cima del versante italiano coperta di rododendri.

 

 

Venerdì 20 giugno puntiamo a sud; un ritorno soft, articolato su due giorni attraverso la Liguria, l’appennino Tosco Emiliano e le amene colline toscane, ha alleviato e reso gradevole anche il nostro rientro a casa.

Ancora una volta soddisfatti, ancora una volta bravi, attenti e fortunati.

Con  Km 3050 all’attivo.

Ciao a tutti

Il Moto Club Vecchia Roma

RACCONTO DI VIAGGIO

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31 luglio 2009; alle 23,15 la motonave Grimaldi Lines Civitavecchia-Barcellona prende il largo. Fa caldo, tanti vacanzieri a bordo, un fiume di auto nei garages . Ci sono anche un po’ di motociclette, solo una ventina, a riprova di un esiguo numero di persone “speciali” che scelgono questo mezzo di locomozione come compagna di viaggio.

Le moto sono tutte belle, spesso nuovissime e ben equipaggiate per i lunghi viaggi, ma tra queste ce ne sono tre che appaiono “diverse”; il profano non nota subito la differenza, ma un occhio attento scopre presto che hanno in più una lunga storia alle spalle.

Sono tre motociclette in voga negli anni ’70 e ‘80, che conservano intatte nel tempo personalità e affidabilità; sono robuste, generose, essenziali, spartane: tre bicilindriche  raffreddate ad aria, trasmissione a cardano e ruote a raggi.  Eccole in assetto di viaggio:

 

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una Moto Guzzi 850 T3 del ‘76 (regolarmente portata a 1000 cc) di Fabio (nostro meccanico nonché navigatore satellitare),

 

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una Moto Guzzi850 T3 del ‘77 (1000 cc anche per lei) di Emiliano (Chef diplomato, nostro cuoco di fiducia)

 

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ed una BMW R 80 G/S del ’84 (800 cc) di Piergiorgio (redattore incaricato per l’evento).

Per la cronaca  tutti facenti parte del nostro Moto Club Vecchia Roma.

 

L’impegno che viene richiesto alle nostre motociclette è presto detto dalla tabella di marcia che prevede: Pirenei, Costa nord atlantica della Spagna, Portogallo, Algarve, e ritorno ; circa 6000 km in 20 giorni.

Una notte in nave e il pomeriggio del giorno dopo siamo a Barcellona; solo uno sguardo a questa città che appare nuova, pulita, piena di fontane zampillanti, di semafori snervanti …. ma noi siamo smaniosi di lasciare la Catalogna per iniziare il nostro lungo viaggio.

 

Il 3 luglio, rasentando Andorra, entriamo in Francia e ci dirigiamo verso i PIRENEI ; il tempo è bello e, abbandonate le città, la strada sale e guadagna gradualmente quota; a 1915 metri scaliamo il nostro primo colle, il Col de Puymorens e proseguiamo versoSEIX dove giungiamo dopo aver superato altri due passi e percorso 310 Km.

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I Pirenei sono una bella catena montuosa ed è nostro intendimento viverli al meglio; il giorno dopo continuiamo pertanto a percorrerli attraversando più volte i confini tra Francia e Spagna con un itinerario molto tortuoso. Sulla nostra strada due colli famosi: il Col d’Aspin (m 1489) ed il COL DU TOURMALET (m 2115) mitica scalata del Tour de France.

Paesaggi suggestivi ed emozionanti che ci inducono a frequenti soste a bordo strada per respirare l’aria fresca a pieni polmoni ed ammirare meglio la natura che ci circonda e che nessuna foto nè descrizione potranno mai riprodurre. E poi tornanti accattivanti in successione, manto di asfalto perfetto, motocicletta in ordine: il cocktail giusto per un vero godimento. In salita per chi ha più tiro, e in discesa per chi ha freni più potenti, il divertimento è sempre e comunque assicurato.

Dopo una giornata esaltante pernottiamo presso il camping di GAVARNIE, stazione climatica francese, con l’intento di scollinare il giorno successivo in Spagna. Purtroppo al mattino successivo scopriamo che al posto della strada non c’è che un sentiero pedonale e pertanto torniamo sui nostri passi. Questo contrattempo ci consente però di ammirare altri due valichi con paesaggi favolosi, il Col de Sourol e Col d’Aubisque.

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Rientriamo in Spagna attraverso Port de Larrau; abbiamo percorso circa 800 Km di strada sui Pirenei e non siamo ancora stanchi; vorremmo scalare ancora altri colli, ma ci avviciniamo al Golfo di Guascogna e anche la voglia di vedere l’Atlantico è tanta. In breve siamo in vista della rada di San Sebastian e osserviamo per la prima volta  l’onda lunga dell’oceano e i surfisti che si cimentano in questo sport.

Percorriamo in senso antiorario un primo tratto di strada costiera a picco sull’oceano che talvolta transita così vicino all’acqua che gli spruzzi delle onde raggiungono la sede stradale. Ci viene da pensare come saranno questi luoghi durante l’inverno, con le perturbazioni e i forti venti.

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Alla fine della nostra tappa giornaliera (360 Km)giungiamo a BILBAO , famosa anche per la presenza del GUGGENHEIM , museo di arte moderna; potrebbe non piacere a tutti, ma a noi ha fatto una buonissima impressione; abbiamo comunque atteso pazientemente che Fabio (dimostratosi anche esperto di arte contemporanea) osservasse con cura anche l’ultima opera esposta nell’ultima sala del museo. Riprendiamo la marcia in direzione La Coruna; temevamo un po’ il caldo torrido della Spagna in agosto ma, a sorpresa, ci attende una ondata di maltempo con piogge sparse e temperature in discesa, fino a 12° che hanno comunque convinto il nostro navigatore (che guida quasi sempre senza guanti, celata alzata e giacchetto jeans) ad appesantire i suoi vestimenti ed infilare la tuta anti acqua.

 

Domenica 9 agosto, dopo 294 Km di freddo e piogge sparse, finalmente il tempo migliora e giungiamo a La Coruna dove ci attende uno stupendo Camping con piazzola panoramica con vista sull’oceano. Siamo vicini ad un’altra delle nostre mete prefissate: il CAPO DE FINISTERRE, il lembo di terra più occidentale del continente europeo. La località è famosa anche perché punto di arrivo del leggendario “CAMINO DE SANTIAGO ” un percorso di 880 Km che parte dai Pirenei francesi e viene percorso in pellegrinaggio dai seguaci di San Giacomo.

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Il mitico Km 0.00 del Camino di Santiago

Qui è stata realizzata una suggestiva “ara” , sempre accesa, dove i pellegrini, alla fine del loro viaggio, bruciano un indumento come vuole la tradizione. Il tragitto, o parte di esso, va percorso a piedi oppure in bicicletta; noi l’abbiamo coperto in moto .. cicletta ma ci dicono che così non vale. Ci dispiace che gli organizzatori non siano appassionati delle due ruote a motore, neppure d’epoca, ma non ce la prendiamo e raggiungiamo comunque la cattedrale di SANTIAGO DE COMPOSTELA , località a poche decine di chilometri nell’entroterra, ove è sepolto il santo.

 

Raggiungiamo ancora la costa e finalmente possiamo lavare i nostri piedi nelle acque gelide dell’Atlantico in una splendida rada dai colori caraibici. Martedì 11 entriamo in Portogallo e, superata Braga, raggiungiamo PORTO, famosa per la sua splendida baia naturale e per il suo vino rosso dolce liquoroso apprezzato in tutto il mondo; Porto vanta una stupenda posizione, una apprezzabile architettura ma appare molto degradata e sporca.

In serata, dopo 368 Km, raggiungiamo e pernottiamo a LISBONA. La città è gradevole, con il suo fascino retrò e dedichiamo un giorno per una visita un po’ meno frettolosa; ci attende il Museo de Arte Antigua e ci concediamo anche un giro sul mitico tranvetto ad una sola cassa, numero 28 E, anch’esso d’epoca (1940) che, con il suo scartamento ridotto, percorre ad incredibile velocità salite, discese e curve da otto volante. Forse a causa dell’eccitazione, o forse a causa delle numerose birre trangugiate, il nostro navigatore (Fabio) va in tilt e, nel giro di poche ore, ci fa percorrere per 4 volte i cinque chilometri del famoso ponte 25 Aprile.

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Venerdì 14 ci attende una tappa di 379 Km che ci porta da Lisbona nell’ALGARVE una  regione dedicata all’allevamento del bestiame allo stato brado, in parte semidesertica. Le strade sono tutte sterrate e il terreno cambia continuamente colore; dal bianco al giallo al rosso cupo. Qui ci improvvisiamo enduristi e ci concediamo l’emozione di far percorrere  alle moto quelle rustiche epolverose carrarecce.

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Domenica 16, dobbiamo raggiungere MERIDA; i giorni passano inesorabilmente e le distanze da percorrere sono ancora grandi; difendendoci come possiamodal caldo notevole che raggiunge anche i 40°, affrontiamo la tappa più lunga, ben 471 km, ma per fortuna l’umidità relativa dell’aria è contenuta ed il clima è secco. Lunedì 17, lungo lastrada che da Merida conduce a Madrid, incontriamo TOLEDO, una bella cittadella sul fiume Tajo, nota per le lame e coltelli d’acciaio, che ci induce a pernottare nel locale campeggio per osservarla meglio. Il giorno dopo, con una passeggiata di soli 101 Km, siamo a MADRID dove dedichiamo tutto il tempo a nostra disposizione al Museo del PRADO, anche questo con notevoli capolavori.

 

E’ inutile negare che il nostro viaggio volge al termine, purtroppo i giorni volano ed il ritorno a casa ci appare duro da accettare. 320 Km per raggiungere SARAGOZZA e altri 322 Km ci riportano a Barcellona dalla quale siamo partiti 20 giorni fa. Sulla banchina del porto dove ci stiamo per imbarcare per Civitavecchia, incontriamo un gruppo di biemmevuisti, super tecnologici, che spavaldamente raccontano il loro giro su Pirenei e costa atlantica per ben 4200 Km. Noi, molto perfidamente, con apparente distacco, li ragguagliamo sulla nostra percorrenza che raggiunge in totale i 5600 Km …. tutti su moto d’epoca !!

 

E’ tempo di bilanci: tutto si è svolto nel migliore dei modi, la tabella di marcia rispettata, soddisfazione per la bellezza dei luoghi visitati e per le condizioni meteorologiche incontrate, nessun incidente, nessun inconveniente meccanico degno di rilievo, tanta, tantissima soddisfazione per le emozioni ricevute ancora una volta dalle nostre generose motociclette.

Nemmeno tanto stanchi, rientriamo a Roma dove cominciamo a pensare all’anno venturo!

Un saluto a tutti

Fabio, Emiliano, Piergiorgio

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Siamo partiti venerdì 27 Maggio, chi di mattina percorrendo la Cassia, chi di pomeriggio utilizzando l’autostrada. L’appuntamento era in un albergo di Sammommè, paesino sopra Pistoia. Ci siamo ritrovati la sera con il convincimento che l’avventura era cominciata.

La mattina dopo, sabato 28, partenza per Trento. Abbiamo così percorso il primo passo. L’Oppio. Poi L’Abetone. Molto bella la strada e molto bello il luogo. Scesi verso Modena abbiamo preso l’autostrada A22 con direzione Peschiera del Garda. Breve sosta in riva al lago, che poi abbiamo costeggiato fino a Riva per poi proseguire per Toblino e Trento. Alla sera ci siamo ricongiunti con gli altri che erano partiti il sabato mattina. Alla fine eravamo in 18. L’avvicinamento è concluso. Siamo pronti.

 

 

 

 

 

 

 

Domenica 29 prendiamo la mitica statale n. 48 delle Dolomiti. Quando siamo a Predazzo giriamo verso il Passo Rolle. Arrivati in cima al passo ci fermiamo per ammirare il panorama ed in particolare il gruppo delle Pale di San Martino. Non male come inizio. Scendiamo poi verso Fiera di Primiero, giriamo per il Passo Cereda dove poco dopo ci fermiamo per il pranzo. Per digerire ci facciamo anche il passo San Pellegrino. Arrivando a Moena ci concediamo una sosta per un gelato. La sera sostiamo a Campitello di Fassa. Breve visita a Canazei.

Lunedì 30 ci aspettano 4 Passi (al posto del Campolongo faremo il Fedaia).

Partiamo da Campitello e passando per Canazei prendiamo la strada del passo Fedaia.

 

 

 

 

 

 

 

Ci fermiamo al lago e visitiamo il museo della grande guerra. Da lì, passando per Malga Ciapela e dando anche un’occhiata ai Serrai di Sottoguda, proseguiamo per Caprile e “giriamo” su per Arabba. Prendiamo la strada del Passo Pordoi. Bella. In cima sosta e foto. Scesi dal Pordoi affrontiamo il Sella per scendere poi verso Selva di Val Gardena e, attraversando Santa Cristina, arriviamo alla nostra meta Ortisei. Breve visita, con pranzo, a questa bella “capitale” della Val Gardena e dei Ladini. Si riparte e ritorniamo sui nostri “passi” verso il bivio per Passo Gardena. Lo affrontiamo e qui avviene il primo e unico inconveniente del viaggio. A Piergiorgio (il presidente) si rompe il filo della frizione. Per fortuna (o per saggia previdenza) aveva il ricambio con se e poteva riprendere il viaggio. La nostra sosta serale sarà Colfosco, in una bella pensione familiare, con cena a La Villa.

L’indomani mattina, Martedì 31/05, per motivi familiari (rischio divorzio) 2 persone abbandonano il viaggio per far ritorno a casa. Noi invece partiamo da Colfosco e scendendo per pochi chilometri la Val Badia, passando poi per San Cassiano, saliamo al passo Valparola. Sosta al museo, visita alle trincee austriache e foto a tante marmotte che, probabilmente abituate alle persone, non avevano nessuna paura di noi.

 

 

 

 

 

 

 

Da li passando per il passo Falzarego scendiamo in direzione di Selva di Cadore per prendere una delle più belle strade delle Dolomiti. Quella del Passo Giau.

Uno spettacolo. Si arriva in cima godendo di una strada magnifica. La vista è superba ed è bella anche la discesa verso Cortina (http://youtu.be/TY4EXOrpe5s).

Andiamo in albergo per lasciare le borse e di nuovo saliamo per la strada del Passo Falzarego, con sosta pranzo, per arrivare al parcheggio della funivia che molti di noi prendono per una visita alle gallerie di mina e anche per la vista che da li sopra si gode. Torniamo giù a Cortina abbastanza presto in modo da lasciare alle signore il tempo di una visita alla città e alla famosa Cooperativa.

L’indomani mattina, e siamo già arrivati a Mercoledì 1 giugno, andiamo a Innsbruck.

Prendiamo la strada per il Passo delle Tre Croci, passiamo per il Lago di Misurina (con sosta caffè e foto di contorno) e ci dirigiamo a Dobbiaco. Prendiamo la statale della Val Pusteria in direzione Bressanone ma dopo pochi chilometri facciamo una deviazione per il Lago di Braies. Uno spettacolo. Bellissimo! Proseguiamo per la Val Pusteria e arrivati vicino Bressanone deviamo per il Brennero. Arrivati in cima al valico ci fermiamo per il pranzo. Appena risaliamo in moto arriva la prima pioggerellina del viaggio che ci costringe a mettere le tute antipioggia. Scendiamo lungo la statale verso Innsbruck e non possiamo non notare la cura dei luoghi e delle case.

 

 

 

 

 

 

 

Arriviamo in città e troviamo un albergo in pieno centro a 50 metri dalla famosa Pagoda d’Oro. Passeggiamo per il centro della città. Le signore vorrebbero fare acquisti ma purtroppo per loro i negozi alle 18,00 chiudono. L’albergo è bello. (sembra anche che ci abbia dormito Mozart) ma molti di noi non riusciranno a dormire. Abbiamo le camere proprio sopra la strada, che è centralissima, ed è un viavai continuo, per tutta la notte, di ragazzi con grida e schiamazzi.

 

 

 

 

 

 

 

Giovedì 2 ripartiamo. Arriveremo a Merano. Percorriamo la statale 171 che và verso Bregenze poco prima di Imst giriamo per Oetz e passando per Solden ( sembra uno scioglilingua) iniziamo a salire verso il Timmelsjoch, in italiano Passo del Rombo, (http://www.timmelsjoch.com/). Stupendo. La strada verso il passo è a pagamento. Sia il passo vero e proprio sia la barriera per il pedaggio sono in territorio austriaco Saliamo con la neve ancora presente ai lati della strada. Ci fermiamo su al passo, a 2509 metri di altezza slm.. Foto di rito e poi giù fino alla Val Passiria. Tornanti e curve da mozzafiato. Telefoniamo per trovare una sistemazione per la notte ma a Merano gli alberghi sono tutti pieni. Per fortuna troviamo una pensione carina ed economica a San Martino in Val Passiria. Lasciamo le nostre cose e ripartiamo per Merano, distante una decina di km e poco più, dove ci fermiamo per un paio di ore. Oltre a girare per la cittadina abbiamo anche il tempo di prendere una seggiovia monoposto che ci porta su ad un punto panoramico. Birra con ottima vista su tutta la vallata.

Venerdi 3 è per me il grande giorno. Ci aspettano 3 passi di cui 2 belli “tosti”.

 

 

 

 

 

 

 

Lo Stelvio e il Gavia con il Tonale di contorno. Più di un centinaio di tornanti e non so quante curve.

Percorrere la Val Venosta è una rottura di scatole. E’ solo trasferimento e traffico a non finire fino al bivio che indica Lo Stelvio. Un mito per me. Erano anni che aspettavo questo momento.

Ci fermiamo prima di iniziare la salita. Forse per prepararci meglio a gustare quello che ci aspetta. Il primo tornante ha un cartello con scritto: 48° tornante. Tutto un programma. Saliamo in ordine sparso. Ci si ferma per ammirare il panorama e la strada percorsa. Ci si ferma per fare delle foto. Ci si ferma anche solo per ritardare il momento di arrivo su al passo. Uno spettacolo. Quando arrivi sei appagato. Al passo c’è una marea di moto parcheggiate alla rinfusa anche in mezzo alla strada. E’ un giorno feriale e penso che la presenza di tutta questa gente dipenda anche dal fatto che la strada è stata riaperta da poco. Tedeschi in numero esagerato. Ammiro quelli che salgono in bicicletta. Fenomeni.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci fermiamo per pranzo. Un panino con salciccia e crauti. Un caffè. Siamo pronti per scendere verso Bormio.

Purtroppo arriva la pioggia. Le previsioni la davano. Ma è una pioggia che rimane in quota. Scendendo smette di piovere. Attraversiamo la periferia di Bormio e prendiamo la strada per la Valfurva. Attraversiamo Santa Caterina e cominciamo a salire verso il Passo Gavia. Ritroviamo la pioggia e questo personalmente mi disturba non poco. La strada a salire è ridotta male per dei lavori effettuati. Volevo “gustarmi” il Gavia, “assaporandolo” piano piano. Ma con la pioggia tutto cambia. La strada è stretta e le precauzioni aumentano.

Incrociamo pochi motociclisti. Ci fermiamo ad un rifugio sperando che smetta e invece niente, continua. La discesa sarà lenta, non ci sono protezioni, il panorama bello, la strada magnifica. In alcuni casi è larga solo 2,5 metri. Quasi alla fine incrocio uno con un camper che inizia a salire. Incrociandolo gli faccio cenno che secondo me è matto.

Ma ci devo tornare. La devo rifare. Con il sole.

Arriviamo a Ponte di Legno e giriamo per il Passo Tonale. Niente di che. Scendiamo in Val di Sole e smette di piovere. Dobbiamo trovare un albergo per la notte ma essendo relativamente presto decidiamo di avvicinarci a Trento. Un nostro compagno di viaggio conosce un albergo su al Bondone. Ci mancava un’altra montagna oggi. Però la strada per salire è ottima. Un buon albergo. Buona scelta venire fin quassù. Il Bondone non lo conoscevo, ci avevo sempre girato intorno.

 

 

 

 

 

 

 

Fermiamo le moto in garage consapevoli che le montagne vere sono “finite”. Il viaggio vero e proprio è terminato. Ora ci aspettano 2 giorni di ritorno verso casa.

Sabato 4/06 è per molti il 1°giorno di riavvicinamento. Ci si divide. Chi decide di tornare direttamente a Roma chi di andare verso la Liguria e chi come me ed altri di andare verso l’adriatico. Vorrei passare da Urbino per salutare mio figlio che studia lì.

Percorriamo la statale del Brennero fino a Verona. Bella strada, non l’avevo mai fatta. Prendiamo l’autostrada A 22, a Bologna giriamo verso la costa adriatica e usciamo a Forli.

Vorrei fare la strada che passa per Castrocaro Terme, Santa Sofia per poi scendere a Bagno di Romagna. Ci perdiamo ( anzi è colpa mia) e facciamo un po’ di km in più del dovuto. Al Passo del Carnaio (ma non erano finiti i passi?) ritroviamo la pioggia. Ci mancava. Ci accompagnerà fino a poco dopo Sansepolcro prendiamo la strada del Passo di Bocca Trabaria (un altro!) che ci porterà fino alla valle del Metauro, Urbania e poi Urbino.

Arrivati in città, ormai intorno alle 21, ci rechiamo all’albergo prenotato e dopo una veloce rinfrescata andiamo a cena in centro. Li trovo mio figlio che mi aspetta e che viene a cena con noi.

La mattina dopo, Domenica 5, ce ne andiamo da Urbino e dopo pochi km ci fermiamo al Passo del Furlo. Breve sosta e via fino a Gubbio. Decidiamo di fermarci per una breve visita a questa splendida città. La conosco bene ma è sempre un piacere tornarci. Da lì sarà una tutta una tirata fino a Roma. Benzina permettendo.

Tra Perugia e Terni però brutti nuvoloni ci inducono a fermarci sotto la tettoia di un autogrill. Mai scelta fu più azzeccata. Dopo un po’ si scatena un nubifragio. Ci bagniamo anche stando riparati. Aspettiamo che la pioggia cali e ripartiamo sperando di girargli intorno. Dopo qualche decina di km per fortuna smette di piovere.

La ritroveremo a Ponzano Romano, la pioggia, e ci accompagnerà fino a casa.

Arrivati. Moto in garage. Viaggio finito. Purtroppo!!

Avevo timore che il numero di partecipanti avrebbe creato qualche problema. Invece no. Tutto è filato liscio. La simpatia e la capacità di adattarsi di tutti ha fatto si che sia andato tutto bene.

Complimenti a tutti noi. E’ stata una bella esperienza.

Grazie. Walter.